lunedì 14 aprile 2014

Incontro del 18 dicembre 2013. Riflessioni sulla discriminazione (di Alberto Rosario Colombo e Riccardo La Rosa Mazza)



Nell’incontro del 18 dicembre di noi alunni delle scuole in rete con il responsabile del centro SPRAR della “Madonna della Catena“ di Termini Imerese, con l’assistente sociale e i giovani migranti provenienti dalla Nigeria, dalla Guinea e dalla Somalia abbiamo avuto modo di conoscere una realtà del tutto diversa da quella espressa da televisioni e giornali. I migranti ci sono apparsi come ragazzi disagiati e bisognosi di cambiare la propria condizione di vita e del tutto lontani da ogni forma di criminalità. Abbiamo compreso che nell’affrontare le problematiche relative al fenomeno dei flussi migratori, riguardanti la realtà lampedusana e quella italiana in genere, ci scontriamo sempre con pregiudizi e stereotipi radicati nella nostra cultura.
Lo stereotipo,  l’insieme di credenze e di idee che riguardano le caratteristiche di individui appartenenti a determinate etnie, è un’immagine ridotta della realtà, condivisa da un gruppo di persone; esso può portare alla nascita di pregiudizi che determinano atti discriminatori verso chi ci appare diverso. Il fenomeno discriminatorio non riguarda soltanto i migranti, ma è presente anche all’interno della nostra società.
Pensare per stereotipi, favorisce la discriminazione che può produrre effetti psicologici del tutto sconvolgenti, come ad esempio la diminuzione dell’autostima che si traduce spesso in comportamenti autolesionistici, la mancanza di aspirazioni future e, nei casi più gravi,  l’effetto “Pigmalione”, per cui l’individuo conferma l’immagine negativa che gli altri hanno di lui.
Guardando la televisione o leggendo i giornali, dovremmo interrogarci sul perché si tende spesso ad attribuire ai migranti comportamenti criminali e sugli effetti che tali commenti denigratori possono produrre. Spesso il pregiudizio e le aspettative negative generano un effetto  controproducente per cui “la profezia si avvera“ poiché l’essere umano tende a confermare l’immagine negativa che gli altri hanno di lui; questo accade anche a scuola quando gli insegnanti hanno aspettative negative nei confronti degli alunni.
Ecco perché attività come quella in cui siamo impegnati non arricchiscono soltanto il nostro bagaglio culturale, ma ci aiutano a superare i pregiudizi e gli stereotipi e ad interpretare meglio le notizie che i mass media ci impongono.

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