sabato 12 aprile 2014

Incontro del 13 novembre 2013 (di Alessandra Ingrassia e Sara Padalino)



Entusiasmante l’incontro tenutosi il 13 novembre 2013.
E’ bello lavorare in rete con gli alunni di altri istituti superiori.
Il primo incontro ha arricchito le nostre conoscenze sul sistema del Diritto Internazionale in materia di migranti. La visione di “Mare Chiuso” di Andrea Segre,  oltre a coinvolgerci a livello emotivo, ci ha permesso di comprendere a fondo le cause dei flussi migratori, la loro natura e le caratteristiche dell’immigrazione nei Paesi dell’Unione Europea.
I flussi migratori derivano da squilibri socio-economici tra  Paesi sviluppati e aree meno sviluppate (paesi  dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina). Persone o interi gruppi familiari sono spinti a emigrare da condizioni di povertà e precarietà economica determinata da disoccupazione e sottoccupazione o per sfuggire alle persecuzioni e alle guerre. Essi emigrano per migliorare la propria condizione lavorativa e sociale, ma anche per aiutare i familiari rimasti in patria.
Secondo le statistiche, il numero degli emigrati è più che raddoppiato in cinquant’anni; a essi si aggiungono milioni di clandestini. Negli ultimi decenni gli immigrati hanno un grado di istruzione medio-alto. Lavorando nei Paesi in cui vivono contribuiscono allo sviluppo economico e, pur di sopravvivere, oltre ad accettare qualsiasi lavoro, sono disposti a piegarsi anche a condizioni di schiavitù e sfruttamento. Gli immigrati sono impegnati come braccianti agricoli, facchini, domestici, camerieri, venditori ambulanti senza licenza. Le donne lavorano come colf e badanti presso le famiglie oppure come addette alle pulizie nei ristoranti e negli alberghi.
L’emigrazione clandestina è guidata da organizzazioni criminali che ricevono vantaggi dai traffici illegali. Si stima che gli immigrati clandestini siano oltre due milioni e mezzo di persone, la metà delle quali costituita da ragazze destinate alla prostituzione.
Nell’incontro, tra l’altro, è stato reso noto che milioni di persone,  pur di sfuggire alla povertà o alle guerre, intraprendono i cosiddetti “viaggi della speranza” che sono molto pericolosi. Per entrare nel territorio del Paese ospite, l’immigrato deve richiedere e ottenere un permesso. Dopo diversi anni, un certo numero di immigrati può acquisire la cittadinanza del Paese in cui risiede.
Noi ragazzi del progetto percepiamo la presenza degli immigrati come una risorsa che può contribuire sia al ringiovanimento demografico della nostra popolazione, che alla crescita multiculturale della nostra società, impoverita spesso di valori come la solidarietà, il confronto costruttivo e l’accoglienza della diversità, che va considerata sempre e comunque una ricchezza.

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