L.a.m.p.e.d.u.s.a.
L.A.M.P.E.D.U.S.A. è un laboratorio di scrittura creativa che ha coinvolto gli alunni dell'IISS "Stenio" in un percorso di riflessione su come il valore di un messaggio non diminuisce al variare della forma con cui viene proposto. Forti di questa considerazione abbiamo pensato di utilizzare le lettere della parola "Lampedusa" per affrontare il tema della migrazione e dei migranti. Ogni lettera ha identificato un concetto legato al tema che è stato quindi, sviluppato attraverso diverse tipologie di testo o di immagini così come riportato:
L: Libertà
A: Asilo politico
M: Migranti
P: Profughi
E: Espatrio
D: Diritti umani
U: Uccelli migratori
S: Solidarietà
A: Ahmed
Buona lettura da tutti noi!
L
come Libertà
(ovvero come una parola può contenere diversi significati)
un testo di Giovanni Cianciolo, III P - IISS "Stenio"
Libertà: 7 lettere, 1 parola, infinite interpretazioni…
Cimentarsi nel riassumere il concetto di libertà, o quantomeno l’interpretazione che noi occidentali diamo a tale lemma, non è cosa da poco. Certo, si potrebbe dire, così com'è possibile leggere da un qualunque dizionario, che la libertà è “la condizione di chi, libero da vincoli e restrizioni imposte dall'esterno, pensa,sceglie e agisce seguendo le proprie idee”. Tuttavia ciò non è sufficiente in quanto l’idea di libertà è molto più ampia e fermarsi ad una semplice definizione sarebbe a dir poco restrittivo e non sarebbe sufficiente. Libertà, come affermava Petrarca nel suo “De vita solitaria” (I,6) è “vivere come vuoi, andare dove vuoi, stare dove vuoi, riposare di primavera sopra un giaciglio di fiori purpurei, d’autunno tra mucchi di foglie cadute; ingannare con lo starsene al sole, l’estate con l’ombra, e non sentire né l’una né l’altra stagione […] “. Libertà è anche quando da piccoli guardiamo le partite del nostro sport preferito e scegliamo per quale squadra tifare, libertà è quando decidiamo quali persone avere come amici, quando possiamo decidere se essere vegetariani o meno, e ancora quando, terminate le scuole superiori, decidiamo di andare all'università e scegliamo la nostra facoltà preferita. E quando da grandi, magari, sposiamo la ragazza o il ragazzo che amiamo, quando diamo a nostro figlio il nome che più ci piace, e ancora quando andiamo a mare al tramonto e, carezzati da una delicata brezza di terra, guardiamo l’orizzonte e sentiamo di non avere limiti. Non esistono parole in grado di descrivere queste sensazioni, nemmeno lontanamente, così come non esiste valore ad esse ragguagliabile.
Purtroppo però, occorre fare attenzione e chiarezza, in quanto le libertà cui abbiamo appena fatto accenno e che per noi abitanti delle lande nord occidentali del mondo sono sinonimo di diritti garantiti da costituzioni secolari, non sono allo stesso modo riconosciute in molti paesi che le considerano, ancora oggi, privilegio di pochi . E di ciò non dobbiamo meravigliarci in quanto anche la nostra concezione di libertà personale è il frutto di un lungo processo di metamorfosi ed evoluzione dipanatosi nel corso dei secoli.
Basti pensare, a sostegno di ciò, alla condizione sociale delle persone che vissero in Europa nel periodo medievale e che, privi di ogni libertà elementare, venivano torturati e uccisi se sostenitori di idee differenti rispetto a quelle del sovrano del luogo in cui abitavano. In seguito, però, grazie al superamento di determinate mentalità, iniziò un processo di lenta ma grande emancipazione dei sudditi, ovvero di coloro che sovrani (e quindi liberi) non erano, che porterà al riconoscimento diritti di cui noi godiamo oggi.
Questo lungo cammino iniziò, in un primo momento, attraverso la concessione di piccole libertà non scritte, ma ciò non bastava poiché spesso e volentieri i sovrani ripercorrevano i loro passi rinnegando quanto concesso, e dunque era necessario “ripartire da zero”. A tal proposito iniziarono ad essere elaborate le prime costituzioni scritte (ricordiamo sempre che “Verba volant, scripta manent.”) con le quali i sudditi ottenevano, con la forza o con la diplomazia, che il sovrano si impegnasse a rispettare le libertà in esse scritte. Primissima fra tutte la “Magna Charta Libertatum” (destinata a diventare la base di tutte le costituzioni) che, firmata dal re inglese Giovanni Plantageneto sotto pressione dei nobili, in seguito alla sconfitta della battaglia di Bouvines (1215), conteneva, fra gli altri, il diritto di Habeas Corpus secondo il quale “nessuno” poteva essere condannato ad una pena senza che prima fosse stato effettuato un corretto processo giuridico. Inizialmente però tali concessioni da parte dei sovrani (vedi, per l’appunto, l’Inghilterra con la Magna Charta) riguardavano le classi sociali più potenti, e dunque la nobiltà. E solo in un secondo momento i diritti da questa ottenuta venivano estesi anche a tutte le altre classi sociali, che non erano blasonate con secolari titoli nobiliari. Poco alla volta, anche in molti altri paesi venero fatti passi avanti da questo punto di vista, come la Francia, che fu il primo paese moderno al mondo in cui venne riconosciuta, attraverso l’Editto di Nantes del 1598, la libertà di culto. Sempre in Francia poi, durante la Rivoluzione del 1789, venne promulgata, stavolta grazie all'intervento della borghesia, la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino che, sulla base della Dichiarazione d’indipendenza americana di qualche anno più vecchia, conteneva una solenne elencazione di diritti fondamentali dell'individuo e del cittadino, fra i quali la libertà personale, il diritto alla proprietà, alla sicurezza e il diritto di resistenza all'oppressione “proveniente dall'alto”: tutte premesse per l’altrettanto lungimirante della Costituzione francese del 3 settembre 1791.
E in Italia? Nel Bel Paese il processo di riconoscimento delle libertà fondamentali fu un po’ più lento in quanto altrettanto lento fu il processo di unificazione territoriale sotto un’unica entità politica. I primi passi si ebbero con lo Statuto Albertino emanato nel 1848 dal re Carlo Alberto di Savoia nel quale venivano concesse le prima libertà, comunque molto importanti, ai sudditi (che diventavano così cittadini) come il diritto alla proprietà privata per godere tranquillamente dei frutti del proprio lavoro, al voto per eleggere i propri rappresentanti alla camera dei deputati, e ancora la libertà di pensiero, di culto, di stampa e di associazione. In un primo momento lo statuto riguardò soltanto il Regno sardo-piemontese e, in seguito all'Unità d’Italia del 1861, esso venne esteso all'intera Penisola. Occorre però precisare che lo Statuto, seppur ben composto come carta di diritti, era comunque “ottriato” cioè concesso dal sovrano, quasi come un “regalo”, ed è per tale ragione che non viene chiamato Costituzione (parola che deriva dal latino costituere, “fare insieme”). Il passo decisivo avvenne poi il 1° gennaio 1948 quando entrò in vigore la Costituzione italiana, redatta, per l’appunto, da un’assemblea costituente composta da membri aventi idee politiche in buona parte differenti, ma che riuscirono ad ogni modo a trovare un compromesso, un accordo, per il bene della collettività scrivendo una carta di diritti che non assecondasse i voleri dell’uno o dell’altro “partito”, ma che soddisfacesse i bisogni dei cittadini. E fu meraviglia.
La Costituzione italiana, così come si legge dal secondo dei 12 principi fondamentali, riconosce e garantisce “ i diritti fondamentali dell’uomo sia come sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” e ancora, all'art.3, “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. La legge fondamentale della Repubblica italiana, dunque, così come ogni altra carta costituzionale che si rispetti, non “concede” i diritti inalienabili dell’uomo, ma li “riconosce “ poiché questi appartengono all’essere umano in quanto tale.
Questi processi di emancipazione dell’individuo però, come già detto, non si sono verificati ovunque con gli stessi tempi e le stesse modalità e anzi, in alcune zone, non si sono verificati affatto. Ne deriva che, al giorno d’oggi, basta spostarsi di qualche grado di latitudine o longitudine per comprendere quanto la concezione di libertà vari profondamente da un luogo ad un altro ; vi è esclusivamente un linea “immaginaria” che separa la Corea del Nord da quella del Sud, e solo 1112 chilometri di distanza dalla Libia all'Europa, eppure la differenza nel grado di“avanguardia” del riconoscimento dei diritti propri di ciascun individuo è abissale. Come abbiamo visto, dunque, le radici di questi divari sono da ricercare nella storia passata ma anche nella mentalità dei popoli, nei loro usi (come le tradizioni), i loro costumi (spesso dettati dalla religione) e perfino nell'economia (per citare Franklin D. Roosevelt “La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature”); di conseguenza, tali radici sono dure da “estirpare”, ma questo non deve essere un ostacolo insormontabile. E’ infatti inammissibile che, ancora oggi, vi siano Paesi in cui gli individui non godano dei più elementari diritti umani e, se proprio volessimo spingerci oltre, è altrettanto anacronistico parlare di “riconoscimento” a proposito della liberà personale di ciascun individuo in quanto questa è elemento intrinseco di ciascuno di noi : l’uomo nasce di libero di essere ciò che vuole e di farlo come meglio crede.
Concludiamo infine in bellezza con una celebre frase di Malcolm X :
Dunque prendiamocela, è nostra!
Purtroppo però, occorre fare attenzione e chiarezza, in quanto le libertà cui abbiamo appena fatto accenno e che per noi abitanti delle lande nord occidentali del mondo sono sinonimo di diritti garantiti da costituzioni secolari, non sono allo stesso modo riconosciute in molti paesi che le considerano, ancora oggi, privilegio di pochi . E di ciò non dobbiamo meravigliarci in quanto anche la nostra concezione di libertà personale è il frutto di un lungo processo di metamorfosi ed evoluzione dipanatosi nel corso dei secoli.
Basti pensare, a sostegno di ciò, alla condizione sociale delle persone che vissero in Europa nel periodo medievale e che, privi di ogni libertà elementare, venivano torturati e uccisi se sostenitori di idee differenti rispetto a quelle del sovrano del luogo in cui abitavano. In seguito, però, grazie al superamento di determinate mentalità, iniziò un processo di lenta ma grande emancipazione dei sudditi, ovvero di coloro che sovrani (e quindi liberi) non erano, che porterà al riconoscimento diritti di cui noi godiamo oggi.
Questo lungo cammino iniziò, in un primo momento, attraverso la concessione di piccole libertà non scritte, ma ciò non bastava poiché spesso e volentieri i sovrani ripercorrevano i loro passi rinnegando quanto concesso, e dunque era necessario “ripartire da zero”. A tal proposito iniziarono ad essere elaborate le prime costituzioni scritte (ricordiamo sempre che “Verba volant, scripta manent.”) con le quali i sudditi ottenevano, con la forza o con la diplomazia, che il sovrano si impegnasse a rispettare le libertà in esse scritte. Primissima fra tutte la “Magna Charta Libertatum” (destinata a diventare la base di tutte le costituzioni) che, firmata dal re inglese Giovanni Plantageneto sotto pressione dei nobili, in seguito alla sconfitta della battaglia di Bouvines (1215), conteneva, fra gli altri, il diritto di Habeas Corpus secondo il quale “nessuno” poteva essere condannato ad una pena senza che prima fosse stato effettuato un corretto processo giuridico. Inizialmente però tali concessioni da parte dei sovrani (vedi, per l’appunto, l’Inghilterra con la Magna Charta) riguardavano le classi sociali più potenti, e dunque la nobiltà. E solo in un secondo momento i diritti da questa ottenuta venivano estesi anche a tutte le altre classi sociali, che non erano blasonate con secolari titoli nobiliari. Poco alla volta, anche in molti altri paesi venero fatti passi avanti da questo punto di vista, come la Francia, che fu il primo paese moderno al mondo in cui venne riconosciuta, attraverso l’Editto di Nantes del 1598, la libertà di culto. Sempre in Francia poi, durante la Rivoluzione del 1789, venne promulgata, stavolta grazie all'intervento della borghesia, la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino che, sulla base della Dichiarazione d’indipendenza americana di qualche anno più vecchia, conteneva una solenne elencazione di diritti fondamentali dell'individuo e del cittadino, fra i quali la libertà personale, il diritto alla proprietà, alla sicurezza e il diritto di resistenza all'oppressione “proveniente dall'alto”: tutte premesse per l’altrettanto lungimirante della Costituzione francese del 3 settembre 1791.
E in Italia? Nel Bel Paese il processo di riconoscimento delle libertà fondamentali fu un po’ più lento in quanto altrettanto lento fu il processo di unificazione territoriale sotto un’unica entità politica. I primi passi si ebbero con lo Statuto Albertino emanato nel 1848 dal re Carlo Alberto di Savoia nel quale venivano concesse le prima libertà, comunque molto importanti, ai sudditi (che diventavano così cittadini) come il diritto alla proprietà privata per godere tranquillamente dei frutti del proprio lavoro, al voto per eleggere i propri rappresentanti alla camera dei deputati, e ancora la libertà di pensiero, di culto, di stampa e di associazione. In un primo momento lo statuto riguardò soltanto il Regno sardo-piemontese e, in seguito all'Unità d’Italia del 1861, esso venne esteso all'intera Penisola. Occorre però precisare che lo Statuto, seppur ben composto come carta di diritti, era comunque “ottriato” cioè concesso dal sovrano, quasi come un “regalo”, ed è per tale ragione che non viene chiamato Costituzione (parola che deriva dal latino costituere, “fare insieme”). Il passo decisivo avvenne poi il 1° gennaio 1948 quando entrò in vigore la Costituzione italiana, redatta, per l’appunto, da un’assemblea costituente composta da membri aventi idee politiche in buona parte differenti, ma che riuscirono ad ogni modo a trovare un compromesso, un accordo, per il bene della collettività scrivendo una carta di diritti che non assecondasse i voleri dell’uno o dell’altro “partito”, ma che soddisfacesse i bisogni dei cittadini. E fu meraviglia.
La Costituzione italiana, così come si legge dal secondo dei 12 principi fondamentali, riconosce e garantisce “ i diritti fondamentali dell’uomo sia come sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” e ancora, all'art.3, “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. La legge fondamentale della Repubblica italiana, dunque, così come ogni altra carta costituzionale che si rispetti, non “concede” i diritti inalienabili dell’uomo, ma li “riconosce “ poiché questi appartengono all’essere umano in quanto tale.
Questi processi di emancipazione dell’individuo però, come già detto, non si sono verificati ovunque con gli stessi tempi e le stesse modalità e anzi, in alcune zone, non si sono verificati affatto. Ne deriva che, al giorno d’oggi, basta spostarsi di qualche grado di latitudine o longitudine per comprendere quanto la concezione di libertà vari profondamente da un luogo ad un altro ; vi è esclusivamente un linea “immaginaria” che separa la Corea del Nord da quella del Sud, e solo 1112 chilometri di distanza dalla Libia all'Europa, eppure la differenza nel grado di“avanguardia” del riconoscimento dei diritti propri di ciascun individuo è abissale. Come abbiamo visto, dunque, le radici di questi divari sono da ricercare nella storia passata ma anche nella mentalità dei popoli, nei loro usi (come le tradizioni), i loro costumi (spesso dettati dalla religione) e perfino nell'economia (per citare Franklin D. Roosevelt “La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature”); di conseguenza, tali radici sono dure da “estirpare”, ma questo non deve essere un ostacolo insormontabile. E’ infatti inammissibile che, ancora oggi, vi siano Paesi in cui gli individui non godano dei più elementari diritti umani e, se proprio volessimo spingerci oltre, è altrettanto anacronistico parlare di “riconoscimento” a proposito della liberà personale di ciascun individuo in quanto questa è elemento intrinseco di ciascuno di noi : l’uomo nasce di libero di essere ciò che vuole e di farlo come meglio crede.
Concludiamo infine in bellezza con una celebre frase di Malcolm X :
“Nessuno vi può dare la libertà. Nessuno vi può dare l'uguaglianza o la giustizia. Se siete uomini, prendetevela.”
Dunque prendiamocela, è nostra!
L.a.m.p.e.d.u.s.a.
A
come Asilo politico
(ovvero la nostra
proposta di legge)
Relazione di accompagnamento
alla proposta di legge di
“Modifiche alla legislazione
vigente in materia d’asilo
ONOREVOLI
DEPUTATI!
La legislazione italiana in
materia di diritto di asilo rimane tragicamente carente. La necessità di
affrontare gli imponenti flussi migratori che interessano il nostro Paese, non
può farci dimenticare le legittime
aspettative di quanti fuggono dalle proprie case, perseguitati per motivi politici,
minacciati nella propria vita e in quella dei propri familiari, impediti nei
modi più diversi “di esercitare le libertà democratiche riconosciute in Italia”
(art.10 Cost. Italiana).
La legge Martelli, la legge
Turco-Napolitano, la legge Bossi-Fini, non hanno mai affrontato in modo
organico la questione relativa al diritto di asilo, considerandolo quasi un
“problema” da dover gestire all’interno della più vasta emergenza dei sempre
maggiori flussi migratori.
Nemmeno le recenti Direttive
dell’U.E. in materia sono state recepite. L’Italia, finora, si è
sostanzialmente limitata ad applicare la Convenzione di Ginevra del 1951, resa
esecutiva con legge n.722 del 1954 , predisponendo solo norme di carattere
procedurale per il concreto esercizio del diritto d’asilo, dimenticando che il
contenuto dell’art. 10 della nostra Costituzione è ben più ampio della stessa
Convenzione di Ginevra.
Le tragedie del mare, tra tutte
quella di Lampedusa del 3 ottobre, sono servite ad aumentare il numero delle
Commissioni incaricate di vagliare le domande di asilo, a potenziare il sistema
degli SPRAR, a recepire le
Direttive2005/85/CE del Consiglio e 2004/83/CE, ma nel complesso il sistema di
accoglienza italiano resta ancorato alla tragica logica dell'”emergenza” e non
è in grado di dare risposte veloci, efficaci e soprattutto autenticamente
fondate sulla tutela dei diritti umani
La proposta di legge che
segue , pur essendo caratterizzata
essenzialmente da principi, propone alcune soluzioni che scaturiscono dall’analisi, dalla ricerca e dalle
discussioni in classe sulla legge Bossi-Fini , ancora oggi punto di riferimento
della materia.
Siamo consapevoli dei limiti di
una proposta che non deve confrontarsi con la scarsità delle risorse
finanziarie disponibili e che certamente non esaurisce tutti gli aspetti del
diritto d’asilo, ma ci è sembrato che possa essere presa in considerazione dagli onorevoli
deputati su alcuni aspetti fondamentali che riguardano il rispetto e la tutela della dignità della persona, da qualunque Stato
provenga e a qualunque Stato appartenga.
CAMERA DEI DEPUTATI
XVII legislatura
Proposta di Legge
d’iniziativa popolare
“Modifiche alla legislazione vigente in materia di diritto
d’asilo”
Art.1 (rispetto degli standard umanitari
internazionali)
Tutti i trattamenti che la
legge prevede nei confronti dei richiedenti asilo, sia nei centri di
accoglienza, sia nei centri di permanenza temporanea, sia in tutti i luoghi
che, a qualunque titolo, ospitino un
richiedente asilo, non devono essere
contrari al senso di dignità e di rispetto della persona umana, secondo gli
standard previsti dalla normativa internazionale in materia.
Art.2 ( soggetti legittimati)
Hanno il diritto di richiedere
asilo allo Stato italiano:
a)
coloro ai quali può essere attribuito lo status
di “rifugiato”ai sensi dell’art.1 della Convenzione di Ginevra del 1951, così
come emendata dal Protocollo di New York
del 1967;
b)
le donne che fuggono per sottrarre sé o le
figlie dalla pratica delle mutilazioni genitali femminili, consentita nel paese
di origine o di provenienza.
c)
coloro ai quali , al di fuori delle ipotesi
previste dalle lettere a) e b) , nel proprio paese venga impedito l’effettivo
esercizio delle libertà democratiche consentite in Italia, da valutarsi caso
per caso.
Art.3 (permesso di
soggiorno temporaneo ai richiedenti asilo)
Il richiedente asilo deve
presentare domanda presso il paese di primo asilo o di prima accoglienza, ai
sensi della Convenzione di Dublino ratificata ai sensi della Legge n. 523 del
1992.
Il questore territorialmente
competente, quando non ricorrano le ipotesi di procedura semplificata, rilascia
un permesso di soggiorno temporaneo valido fino alla definizione della
procedura di riconoscimento.
Se la procedura di
riconoscimento non viene definita entro il termine di tre mesi, il richiedente
asilo deve essere libero di raggiungere il paese di ultima destinazione.
Art.4 ( Commissioni territoriali)
- L’istanza del richiedente asilo, entro due giorni dal ricevimento, deve essere trasmessa dal questore alla commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato, che entro due giorni provvede all’audizione.
- Durante lo svolgimento dell’audizione, le commissioni territoriali si avvalgono di interpreti anche laddove l’istante conosca la lingua italiana.
3. Nell’esaminare la domanda
di asilo le commissioni territoriali
valutano per i provvedimenti di cui al Decreto Legislativo n.25/2008 le conseguenze di un rimpatrio alla luce degli
obblighi derivanti dalle convenzioni internazionali di cui l’Italia è
firmataria e, in particolare, dell’art. 3 della convenzione europea per la
salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, ratificata ai
sensi della legge 4 agosto 1955, n. 848. In nessun caso, il richiedente asilo
può essere respinto verso le frontiere dei luoghi ove la sua vita e la sua
libertà possano essere minacciate per motivi di razza, religione, nazionalità,
appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche.
Art.5 ( Minori
accompagnati)
I figli di richiedenti asilo
minori di 18 anni devono essere
mantenuti all’interno del proprio nucleo familiare. Il minore, in ogni caso, non può essere accolto in centri dove sia costretto a
vivere in promiscuità con adulti non appartenenti al proprio nucleo familiare.
Art.6(Minori non
accompagnati)
I minori non accompagnati di
età compresa tra i 15 e i 18 anni,
possono presentare domanda di asilo in proprio. In ogni caso, devono essere
indirizzati verso i centri di accoglienza di cui all’art.5, comma 4.
I minori non accompagnati di
età inferiore, se provenienti da paesi dove la loro vita e la loro libertà possano essere
minacciate per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un
determinato gruppo sociale o politico, indipendentemente da una loro espressa
dichiarazione, vengono immediatamente
indirizzati verso centri di accoglienza
organizzati in case famiglia, dove verrà
richiesto l’intervento dei
rappresentanti dell’ACNUR ,
nonché l’assistenza degli avvocati e
degli organismi ed enti di tutela dei rifugiati con esperienza consolidata nel
settore, autorizzati dal Ministero dell’Interno.
Art.7 (Accertamento dell’età)
Qualora il minore sia
sprovvisto di documenti e vi sia il ragionevole dubbio che non abbia dichiarato
in modo veritiero la propria età, possono essere richiesti gli accertamenti
medici.
Qualora , anche dopo tali
accertamenti, permanga il dubbio, si deve prendere la decisione a lui più
favorevole.
Art.8 (Diritto all’Istruzione)
Indipendentemente dall'esame
della richiesta di asilo, al minore deve essere consentito di accedere al
sistema educativo dello Stato, entro i tempi strettamente necessari
all'espletamento delle pratiche scolastiche.
Art.9 (Accesso dei richiedenti asilo al mercato del lavoro)
Il richiedente asilo può
accedere al mercato del lavoro dopo che siano decorsi tre mesi dalla
presentazione della domanda senza che la procedura sia stata ancora espletata.
In questo caso sarà parificato nelle
condizioni di accesso agli immigrati con regolare permesso di soggiorno.
Art.10 ( Assistenza sanitaria)
Ai richiedenti asilo devono
essere garantite prestazioni di primo soccorso e trattamenti essenziali di
malattie.
Alle persone che abbiano
subito violenze, abusi, torture, sfruttamento o che abbiano subito gli effetti
di un conflitto armato, devono essere assicurate assistenza psichica e
consulenza qualificata.
Art.11 (percorsi di cittadinanza)
Il rifugiato è sottoposto alla
legge dello Stato in cui è residente.
Concesso il diritto di asilo, lo Stato deve favorire, con
contributi e misure di carattere fiscale,
tutte le organizzazioni che pongano in essere misure di accompagnamento
culturale e sociale, tali da consentire l’effettiva integrazione del rifugiato.
Il titolare del diritto di
asilo, che abbia deciso di stabilire la propria residenza in Italia e che ivi
presta attività lavorativa regolare, anche se non continuativa, dopo 5 anni
dalla concessione del diritto, può chiedere di diventare cittadino italiano,
previo accertamento della sua effettiva integrazione nel tessuto sociale dello
Stato e indipendentemente da requisiti di natura strettamente economica.
RELAZIONE DI ACCOMPAGNAMENTO AI SINGOLI ARTICOLI
Art. 1. (rispetto degli standard umanitari internazionali)
Dalla discussione e dal
confronto, anche con il supporto di agenzie di stampa, è emerso che la
preoccupazione fondamentale è il trattamento che gli stranieri ricevono nei
centri di prima accoglienza e, i particolare, nei Centri di Identificazione ed
espulsione (CIE)
E’ sembrato, pertanto,
necessario, riaffermare il principio del rispetto della dignità della persona,
richiamando gli standard normativi internazionali, tra cui la “Dichiarazione
Universale dei diritti dell’uomo”, firmata anche dall’Italia il 10.12.1948.
Art.2 (Soggetti legittimati)
Il punto di partenza di ogni
discussione è stato l’art. 10 Cost., la cui formulazione è più ampia rispetto
alla formulazione dell’art.1 della Convenzione di Ginevra per l’attribuzione dello “status” di
“rifugiato. In questo senso,
significativa la posizione della giurisprudenza italiana, che recentemente ha
ritenuto il diritto di asilo un diritto soggettivo perfetto, applicabile anche
in assenza di leggi ordinarie che lo regolino.
Si è, pertanto, voluto dare una
definizione dei soggetti legittimati che tenga conto dello spirito dell’art.10
Cost..
Si è, poi, ritenuto di
riconoscere specificamente il diritto a
richiedere asilo alle donne che fuggono dal pericolo di essere vittime di mutilazioni genitali nei loro
paesi d’origine. Si tratta di una situazione particolare, che rischia di non
essere compresa tra quelle riconosciute dalla normativa vigente e che invece
deve essere riconosciuta, anche a seguito di raccomandazione del Parlamento
Europeo.
Art. 3
Pur nel rispetto della
Convenzione di Dublino, a seguito di quanto è emerso nel dibattito in relazione
alla possibile violazione dei diritti dei soggetti, quando la procedura di
riconoscimento si protragga oltre i limiti, si è deciso di porre il principio
secondo il quale il richiedente asilo deve essere lasciato libero di
raggiungere il paese che desidera
raggiungere.
Art. 4 (Commissioni territoriali)
Per l’audizione dinanzi alle
Commissioni territoriali, si è ritenuto di dover prevedere l’assistenza di un
interprete anche laddove l’istante conosca la lingua italiana. Infatti, la
padronanza non completa della lingua potrebbe rendere difficile cogliere tutti
gli aspetti procedurali ed esprimere in modo completo le motivazioni della
propria richiesta.
Artt. 5-6-7-8
Questi articoli sono dedicati ai
minori. Essi si ispirano al contenuto della Direttiva U.E. 9/2003 con
riferimento al diritto all’Istruzione.
Nello stesso tempo, però, sono ispirati da due preoccupazioni:
-
fare in modo che
i bambini rimangano all’interno del proprio nucleo familiare ;
-
evitare che
vengano tenuti in promiscuità con adulti;
-
evitare che
diventino INVISIBILI
Troppe,
infatti, le notizie di stampa e le denunce delle ONG sui bambini di cui si
perdono le tracce , dopo l’arrivo in Italia, probabilmente vittime di
organizzazioni malavitose degli stessi connazionali.
Art.9( Accesso dei richiedenti asilo al mercato del lavoro)
Non si può attendere l’esito
della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato prima di accedere
al mercato del lavoro. Esaurito il periodo del contributo di prima assistenza,
il richiedente asilo può versare in condizioni di vera indigenza e diventare
preda facile di organizzazioni criminali.
Per questo , si è prevista la possibilità di accesso al mercato del
lavoro già dopo tre mesi dalla presentazione della domanda senza che la
procedura sia stata ancora espletata.
Art. 10 ( assistenza sanitaria)
Si recepisce il contenuto della
Direttiva U.E. n. 9/2003 in materia.
Art. 11(percorsi di cittadinanza)
Il vero obiettivo della legge in
materia di asilo deve essere l’integrazione del
Soggetto che ottiene il
riconoscimento del diritto di asilo.
Per questo bisogna avviare seri percorsi di cittadinanza : da una
parte si propone di incentivare il
lavoro delle ONLUS che pongono in essere misure di accompagnamento culturale e
sociale degli stranieri.
Dall’altra, si propone di ridurre da 10 a 5 (dalla concessione del diritto di asilo)
gli anni necessari per presentare la richiesta di diventare cittadino
italiano, vincolando il giudizio discrezionale al solo accertamento
dell'effettivo inserimento nel tessuto sociale italiano.
CONSULTAZIONI:
Fonti
Normative:
1)
Art. 10 Costituzione;
2)
Legge Martelli (n. 39/90);
3)
Legge Turco-Napolitano (n. 286/1998);
4)
Legge Bossi-Fini (n. 189/2002);
5)
Convenzione di Ginevra (28/7/1951);
6)
Protocollo di New York (1967);
7)
Convenzione di Dublino (1990):
8)
I Direttiva U.E. (n. 55/2001);
9)
II Direttiva U.E. (n. 9/2003);
10)
Regolamento U.E.
(n. 343/2003)
11)
Decreto Legislativo n. 251/2007
12)
Decreto Legislativo n.25/2008
Siti web:
http://www.camera.it
http://www.cir-onlus.org/convenzioneGinevra.htm
http://www.parlamento.it/leggi/02189l.htm
http://www.unhcr.it/index.php?option=com_content&task=view&id=455&Itemid=259
http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/diritto_asilo/index.html
http://www.asgi.it/content/documents/dl06092900.immigrazione.amato.senato.set.2006.doc
http://www.censis.it/277/372/4977/5295/cover.ASP
Manuali:
G. Zagrebelsky
– G. Oberto – G. Stalla – C. Trucco
“Diritto Pubblico” – Ed. Le Monnier
L.a.m.p.e.d.u.s.a.
M
come Migranti
(ovvero cerca le identità nascoste)
Trova nello schema sottostante tutte le parole
elencate che ci hanno ricordato
il rapporto tra
Lampedusa e i Migranti.
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Clandestini Lavoro
Barcone Libertà
Mare Trasferimento
Povertà Paese
Guerra Lampedusa
Persone Sanità
Stranieri Istruzione
Paura Assistenza
Lingua Viaggio
L.a.m.p.e.d.u.s.a.
P
come
Profughi
(ovvero
uomini in cerca di qualcosa, di qualcuno)
L.a.m.p.e.d.u.s.a.
E
come
Espatrio
(ovvero
cerca le identità nascoste)
un testo di Rosario Buttà, III P - IISS "Stenio"
Espatrio: l’uscita di un soggetto dal proprio
Paese senza regolare documento.
Una parola che in molti usano per “etichettare”
una persona non originaria di uno Stato. Nel passato chi espatriava lo faceva
anche perché perseguitato per motivi razzisti. Una parola che però, si può riferire
a chiunque, sia a persone italiane che non, personaggi famosi e non.
Noi ne abbiamo scelti due: Sigmund Freud e
Albert Einstein.
Sigmund Freud
Sigmund Freud proveniva da una famiglia di
commercianti di lana proveniente da Galizia, e si trasferì a Vienna nel 1860 a causa di
sconvolgimenti politici.
Sigmund ha elaborato varie teorie filosofiche e
scientifiche. In un primo momento si dedicò all’ipnosi per poi passare alla
cura dei pazienti psicolabili.
Le teorie di Freud sono ancora oggi dibattute,
non solo in ambito medico-scientifico, ma anche in ambito accademico.
Albert Einstein
Albert Einstein nacque nel 1879 da una famiglia
ebraica. Trascorse la sua infanzia a Monaco di Baviera , e terminò gli studi
all’università di Zurigo in Svizzera. Prese la cittadinanza svizzera e assunse
l’impiego all’Ufficio Brevetti di Berna. Nel 1905 pubblicò tre studi teorici:
il primo contenente la legge della relatività, il secondo contenente il moto
Browniano, e il terzo sull’interpretazione dell’effetto fotoelettrico che gli
valse il premio Nobel nel 1921.
Con l’avvento al potere di Hitler fu costretto
ad emigrare negli Stati Uniti, dove insegnò scienze all’Università di
Princeton. Terminata la guerra e le persecuzioni s’impegnò attivamente contro
questi fenomeni, compiendo una dichiarazione pacifista contro le armi nucleare.
Albert Einstein Morì nel 1955 a Princeton.
L.a.m.p.e.d.u.s.a.
D
come Diritti umani
(ovvero la nostra
intervista impossibile a un imperatore speciale)
Un testo di Giovanni Cianciolo, III P - IISS "Stenio"
L’intervista impossibile a Federico II
Al giorno d’oggi leggiamo un po’ ovunque (e
per ovunque intendiamo Internet, giornali, libri scolastici e qualsivoglia
mezzo di informazione) che la nostra è una società multietnica, in quanto
composta da più etnie che convivono più o meno pacificamente.
Leggiamo però anche che la suddetta società
è in una profonda crisi (non solo economica, naturalmente) e che è minata da
numerosi problemi, primo fra tutti quello dell’emergenza migratoria.
Accade purtroppo spesso che non ci
soffermiamo su informazioni e articoli che trattano di questo argomento, perché
riteniamo che siano ormai scontati e non diamo, quindi, loro molta importanza.
Spesso il cittadino medio sviluppa ragionamenti qualunquistici che lo portano a
disinteressarsi del fenomeno della migrazione, così come succede per altre
problematiche che riempiono le pagine dei giornali.
Tuttavia è proprio questo fare negligente, e
l’essere dunque ignoranti in tali materie, che ci porta ad essere impacciati di
fronte a determinate situazioni, come l’ignorare quali sono i diritti di coloro
che giungono nel nostro paese e quali i nostri doveri. Per poter essere competenti
basterebbe conoscere particolari documenti,primo fra i quali la Convenzione di Ginevra sui diritti dei rifugiati
dove sono elencati tutti i diritti di chi giunge clandestinamente in un paese
altrui.
A questo proposito si è ritenuto opportuno
intervistare un personaggio che ha sviluppato, con grande lungimiranza, una
serie di iniziative volte a creare uno stato dove la migrazione veniva intesa
come una ricchezza e un’opportunità per cambiare la vita di tutti.
Ci troviamo al cospetto di Federico II di
Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero Germanico e re del regno di Sicilia
che riuscì a creare uno stato forte e moderno grazie alle diverse esperienze
portate dalle diverse etnie che lo componevano.
Giornalista: Buongiorno sua maestà! Ha tempo per un’intervista
veloce? Il tema è la migrazione come ricchezza…
Federico II: Certamente, e questo è il posto giusto per parlarne.
La città di Palermo è un esempio di come
la presenza di diverse etnie abbia portato un notevole miglioramento alle
condizioni di vita per tutti gli abitanti del mio regno. Pensate soltanto a
quanto importanti siano state le nozioni di medicina, astronomia e matematica
che gli arabi hanno condiviso con noi.
Prego, prenda questo frutto. È
ricco e succoso e pare che allontani alcuni malanni: lo hanno chiamato arancia,
chissà che strano nome. Narrano le leggende che gli alberi di arance
rallegravano i giardini di Bagdad… un sogno ad occhi aperti!
Giornalista: Tutto questo è interessante, ma possiamo parlare di
qualcosa di più specifico… i nostri
lettori sono interessati a sapere cosa lei ne pensa del flusso migratorio, dato
che il governo italiano ed europeo sembri incapace di gestire le frequenti
andate migratorie che raggiungono il nostro continente?
Federico II: Siamo sempre alle solite: questa si chiama miopia
politica. Mi spiego meglio. Il mio chirurgo personale, il caro Ibn Mahmud,
ottimo cerusico, mi dice sempre che a volte gli occhi non riescono a vedere più
lontano di qualche metro. Ha chiamato questa malattia miopia. E quello di cui
parli tu, mi sembra molto simile. Spesso i governanti non riescono a vedere più
lontano di quello che dovrebbero a causa delle loro paure che li portano a non
dare fiducia nelle potenzialità che coloro che vengono da fuori hanno di
migliorare la nostra vita.
Giornalista: Si spieghi meglio.
Federico II: Coloro che affrontano viaggi lunghi e pericolosi hanno
dentro di sé il seme della determinazione e dell’innovazione, due qualità
importanti per tutti noi. Ti faccio un altro esempio. Quando Ruggero, il mio
illustre antenato di parte di madre, conquistò la Sicilia trovò uno
straordinario sistema di irrigazione che si sconosceva in Europa. I campi erano
irrigati tramite canali che trasportavano l’acqua dalle fonti alle pianure.
Magari a voi uomini di oggi sembra una cosa da poco, ma nel Medioevo non lo era
per niente. Infatti, nelle cosiddette città della Germania gli uomini erano
costretti a bere acqua di pozzo o a trasportarla a dorso di mulo. Non te lo
raccomando per niente!
E invece in Sicilia, a Balarm –
come chiamavano Palermo a quei tempi – l’acqua corrente arrivava fino nelle
case! E questo grazie alle conoscenze tecnologiche che gli arabi avevano
tramandato e che i latini avevano dimenticato. Ora dimmi se questo non è un
esempio virtuoso di come la migrazione possa portare ricchezza e nuove
opportunità per tutti. E ti faccio ancora notare che a beneficiarne siamo stati
noi europei e non gli arabi!
Giornalista: Chiaro, mio sire. Ora capisco perché la chiamano Stupor mundi!
Federico II: Lei è un adulatore, mio caro! Ha mai pensato di
entrare in politica?
Giornalista: Non mi faccia arrossire… ho studiato molto per questa
intervista… e ho pronta un’altra domanda ch molti dei nostri lettori si sono
posti…
Federico II: Sono qui per rispondere…
Giornalista: Bene sire. Con le Costituzione di Melfi, lei ha dato
un solido fondamento burocratico e legislativo al suo regno, precorrendo così
molti secoli di storia. Come le è venuta una sì brillante idea?
Federico II: Anche le mie Costituzioni
sono state il frutto della collaborazione di giuristi che si erano formati in
luoghi diversi. Anche loro sono stati migranti, certo voi li chiamereste magari
“migranti culturali”, ma questo va a rinforzare quello che abbiamo appena
detto. Noi abbiamo usufruito delle loro conoscenze acquisite altrove e ne
abbiamo fatto tesoro. Le Costituzioni
sono nate grazie all’apporto di bizantini e latini, e quindi dal greco e dal
latino. I miei giuristi hanno studiato il Codice di leggi di Giustiniano,
utilizzando la saggezza degli antichi adattandole alle necessità della situazione
politica e sociale del XIII secolo.
Giornalista: Può fare ai nostri lettori un esempio che anche loro
possano capire?
Federico II: Va bene, vi parlerò di un problema che riguarda anche
voi, uomini del XXI secolo: l’inquinamento. Se andate a leggere l’articolo 48
della mia Costituzione vi renderete
conto che, al contrario di quanto si possa pensare, il problema
dell’inquinamento dell’aria ha radici lontane. Già ai miei tempi, alcune
persone senza scrupoli appestavano l’aria e l’acqua facendo macerare le pelli
degli animali nei fiumi vicini ai centri abitati. A questi sciagurati non
importava che la gente potesse contrarre malattie a causa dell’acqua inquinata
e dell’aria appestata. Bene, grazie alle analisi batteriologiche dei medici
della Scuola di medicina salernitana e al trattato di Avicenna, fummo in grado
di stabilirne la tossicità e il conseguente divieto. Tutto ciò non sarebbe
stato possibile senza il prezioso apporto dell’opera di Ibn Sina, conosciuto in Occidente come Avicenna, un persiano che
migrò da una corte all’altra in cerca di conoscenze mediche che poi scrisse nel
suo trattato. Uno splendido esempio di
come la ricerca possa essere un arricchimento per l’umanità intera.
Giornalista: Sire non so come ringraziarla di queste meravigliose
perle di saggezza!
Federico II: E’ vero, secondo me lei ha proprio la stoffa del
politico!
Giornalista: Ma non mi prenda in giro…
Federico II: Ritornando seri, sono io a ringraziarla di questa bella
opportunità. Vorrei concludere esortando tutti a vedere le opportunità che la
migrazione può offrire a ciascun popolo. Ma se abbiamo finito, io ritornerei
nello scriptorium, dove mi aspetta il caro Iacobus da Lentini al quale avevo
suggerito un verso… Rosa fresca
aulentissima… chissà che cosa ne verrà fuori…
Giornalista: Sono convinto che ne verrà fuori qualcosa di buono!
Federico II: Come dicevano i latini Ave atque vale!
Giornalista: Arrivederci anche a lei!
L.a.m.p.e.d.u.s.a.
U
come Uccelli
migratori
(ovvero come un
uccello migratore un po’ speciale ci fa riflettere )
un testo di Federica Campisi, III P - IISS "Stenio"
La storia di Chris,
uccello migratore un po’ speciale
C’era una volta un piccolo uccellino di nome Chris. Era nato in un nido posto sull’albero maestro del villaggio Thiai in Eilat. Sin da piccolo si distingueva dai suoi fratelli, mentre loro volevano solo mangiare e divertirsi, lui adorava esplorare la zona in cui viveva. Stava spesso da solo, perché non aveva amici con cui condividere la sua passione. Erano tutti inquadrati nella monotona vita di un uccello della loro specie. I suoi genitori erano preoccupati ogni giorno di più, poiché via via andava allontanandosi dalla loro casa sull’albero. Aveva il coprifuoco al tramonto ma il piccolo viaggiatore non riusciva mai a rispettarlo e rientrava giornalmente in ritardo di parecchie ore; perciò si beccava giorni e a volte settimane di punizione che consistevano nel suo più grande incubo: non potersi allontanare da casa.
Quando crebbe e i suoi fratelli cominciarono ad abbandonare
il loro nido, Chris decise di realizzare il suo più grande sogno, ovvero di
arrivare ad esplorare le “Terre del Nord”, sperando così un giorno di tornare a
casa con le più strambe invenzioni degli stormi che lì avrebbe conosciuto.
Come era prevedibile, la famiglia disapprovò la sua scelta,
non per severità o incomprensione ma per il semplice fatto che, chiunque fosse
partito per un viaggio simile, non aveva fatto mai ritorno. Per questo gli
vietarono, o meglio lo pregarono, di non avventurarsi in un viaggio così pieno
di insidie e difficoltà, che un uccello della sua razza e della sua zone non
sarebbe riuscito ad affrontare.
Ma Chris ormai aveva preso la sua decisione. La madre
distrutta dal dolore di non rivedere più il suo figliolo gli regalò una
tracollina fatta di seta trovata vicino la palude, con dentro delle scorte di
cibo che gli sarebbero bastate per 2-3 giorni; Chris dopo aver salutato la
madre le promette che un giorno sarebbe tornato dal Nord e avrebbe cambiato la
loro vita e quella della loro specie in Eilat. Ecco così che il “piccolo Chris”
partì per l’avventura più grande della sua vita. Pensò che il viaggio sarebbe
stato lungo e che avrebbe avuto bisogno di un tatuino per che avrebbe imparato,
visto e ammirato dei Paesi che avrebbe visitato. Prima di partire revisionò la
cartina che aveva creato nella sua mente per arrivare in Egitto. Dopo di ciò
avrebbe navigato “alla cieca” scoprendo i posti, i luoghi e il nome del paese
man mano che volava.
Raccolse le forze, e spiccò il volo dal nido in cui era nato,
la sua rotta mentale diceva “DIREZIONE NORD: volare verso est fin alla costa e
proseguire a settentrione”. Chris iniziò il suo viaggio durante il quale si
sentì libero, solo ed entusiasta per la realizzazione del suo sogno. Svolazzava
felice come mai nella sua vita, battendo le ali più velocemente che poteva per
poi planare per chilometri sentendosi leggero e libero da ogni peso e vincolo.
Si sentiva Potente di dominare uno stormo intero, Forte per poter affrontare
ogni tipo di clima a lui sconosciuto, Adulto da abbandonare il proprio nido e
crearne uno suo, Coraggioso per fronteggiare gli uccelli capo-stormo di altre
specie più grandi e più robusti.
Erano passati due giorni dalla sua partenza, le scorte di
cibo che la madre gli aveva preparato erano terminate. Non si perse d’animo e
continuò con l’intuito che solo un viaggiatore possiede. Fu così che arrivò in
Egitto, terra che aveva già visto da lontano e gli era piaciuta molto, per il colore
della terra, per le famose piramidi (di cui aveva sentito parlare ai saggi di
Thiai) e alla moltitudine di gente che le visitava.
Atterrò in un piccolo
quartiere, per riposare le ali. Lì incontrò un uccello di una razza che non
aveva mai visto prima: era grande, magro e con un becco lungo da coprirgli
l’intero fronte. Era pensieroso e aveva l’aria di chi stesse aspettando da ore.
Chris si avvicinò e gli chiese se avesse qualcosa da mangiare, la sua risposta
fu negativa e gli spiegò che stava attendendo da tempo che il proprietario di
un piccolo locale uscisse per buttare gli avanzi di qualche riccone sazio.
Passarono 30 minuti e un uomo uscì dalla porta secondaria che dava al quartiere
con i fusti dell’immondizia, buttò gli avanzi (come gli aveva spiegato lo
strano uccello) e rientrò. A quel punto i due recuperarono il cibo e lo
mangiarono, nel frattempo Chris faceva domande per sapere qualcosa di più sulle
piramidi. Lui si dimostrò molto gentile e gli spiegò la storia, cosa
rappresentano e il numero di umani che ogni giorno arrivano da ogni parte del
mondo per visitarle. Stanco e sazio si accasciò per dormire, ma prima doveva
scrivere sul suo diario di bordo.
10 marzo 2012:
Egitto
Le piramidi sono delle costruzioni enormi di pietra costruiti
dagli umani in tempi lontanissimi. Sono come dei nidi capovolti, ma di pietra.
Per costruirli gli umani hanno impiegato tanto tempo e materiali pesanti
trasportati in maniera intelligente. Ci potrebbero servire da esempio per
costruire nidi più robusti.
Amico trovato: 1
Cibo: lische di
pesce a forno con limone e curcuma.
Visto l’Egitto, salutò il suo amico e ripartì.
Era mattina presto, il sole ancora non era sorto ma già Chris
era in viaggio per conoscere altri Paesi. Il settentrione era ancora lontano,
lui lo sapeva, perché i saggi del suo villaggio lo avevano avvertito che
sarebbe arrivato lassù, quando le piume gli sarebbero diventate bianche per il
freddo; le sue erano ancora di un blu intenso come quando era partito, perciò
continuò verso Nord.
Passate 12 ore aveva attraversato un grande mare, che aveva
sentito chiamare Mediterraneo catturò dei pesci al volo, dopo averlo visto fare
ad altri uccelli e si riposò in un’isola che gli umani chiamano Lampedusa.
Questa era una tappa importante per gli stormi che arrivavano da lontano. Si
poggiò su uno scoglio e ammirò la felicità degli uccelli che arrivavano in
gruppo, alcuni feriti, altri stanchi ma tutti allo stesso tempo grati di essere
arrivati in quella spiaggia che avrebbe donato loro la vita. Ma Chris non
capiva il motivo di tanta felicità - insomma, il mare c’è anche da noi, il cibo
lì non manca e poi perché sono feriti? E perché sono soli e non sono
accompagnati dall’intera famiglia?- diceva tra sé e sé l’ingenuo uccellino.
Interrogativi che si risolsero presto, quando un gruppo di giovani si
avvicinarono a lui per chiedere informazioni sul nido più vicino per potersi
sistemare, ma Chris naturalmente non aveva queste informazioni, ma al contrario
ne voleva altre.
11
marzo 2012: Lampedusa
Qui arrivano stormi di varie specie; scappano dai cacciatori
violenti delle zone africane che cercano di ucciderli per poi mangiarli; sono
costretti a partire senza i famigliari poiché essi, per la maggior parte dei
casi, rimangono vittima degli umani.
Clima:
Caldo-mite
Ospitalità: i vecchi uccelli accolgono gli arrivati e
trasportano i feriti nel pozzo d’acqua più lontano dagli occhi umani e li
curano senza chiedere neanche una piuma in cambio.
Allontanandosi da Lampedusa, Chris raggiunse un’altra isola,
molto più grande di quella visitata precedentemente e geograficamente
abbastanza vicina.
Qui gli uccelli parlavano una lingua che sembrava il
cinguettese ma con effetti e sfumature che Chris faceva fatica a capire; si
fermò per chiedere informazioni e come al solito gli risposero cordialmente,
almeno lui credeva così, visto che non capiva un cinguettio di quello che
dicevano, e si limitò a ringraziarli.
13
marzo 2012 : L’Isola dei Sardi
Lingua: incomprensibile
Pesci: non ci sono sardine
Luoghi visitati: spiaggia favolosa,
superaffollata di gente che non accettava la mia
presenza.
Chris era più ottimista che mai, aveva attraversato 3 mari,
chilometri di costa, parlato con tanti uccelli, niente disguidi con essi e
mangiato a volontà. Cosa poteva desiderare di meglio?
Continuò a settentrione ma più andava salendo, più lontano
vedeva il mare. Chris non aveva mai vissuto lontano dall’acqua del mare, ma
continuò lo stesso il suo percorso.
Viaggiò per 2 settimane intere, fermandosi qualche volta a
bere acqua dagli stagni e senza trovare cibo.
27
marzo 2012: Spagna-Portogallo
note:
soste saltuarie
Continuò a volare finché non incontrò un grande albero, no...
non era un albero, gli alberi hanno le foglie, e a guardarlo meglio non era
neanche legno... ma cos’era? Si fermò a
chiedere a due gabbiani, che indossavano uno strano cappello e con dei baffi
ben curati, informazioni su quella cosa che aveva catturato la sua attenzione.
I due risposero meno cordialmente di come Chris era abituato ma finse di non
farci caso e si concentrò solo su quello che loro gli dicevano: C’est la Tour
Eiffel. Tu es à Paris, mon petit oiseau.
30
marzo 2012: Parigi
Strutture
di ferro al posto di alberi
Presuntuosi
uccelli con ridicole t-shirt a righe bianche e blu
Fonte
di acqua: un fiume
Cibo:
pane chiamato baguette (almeno credo!)
Più volava verso Nord, più le sue piume cominciavano a
cambiare colore. Freddo il clima e freddi anche gli animi degli uccelli. In
ogni città in cui si fermava, gli uccelli erano via via più incapaci di
dedicare del tempo a Chris. London, Belfast, Edinburgh,erano le città che il
piccolo viaggiatore aveva sorvolato. Qui aveva imparato a costruire nidi con
materiali e tecniche innovative in modo da non restare senza casa dopo una
notte di pioggia. Aveva imparato a mangiare anche cibi diversi dal pesce:
foglie, lombrichi, avanzi vari lasciati fuori dai ristoratori, ogni genere di
carne e una strana bevanda che in quelle zone chiamano thè.
Chris passò i successivi due anni a passare da una città
all’altra, da un mare all’altro, da un clima all’altro, appuntando tutto nel suo
diario di bordo proprio come aveva cominciato a fare.
Ormai adulto, Chris decise di compiere un’ultima tappa prima
di ritornare a casa, come aveva promesso alla madre. Sarebbe andato così al
Nord del Nord per cercare una specie di uccelli sconosciuta ad Eilat.
Marzo
2014: Scandinavia
Clima:
molto frrrrrrrrrrrrreddo
Condizione
piume: Bianche...o sono solo ricoperte di ghiaccio?
Amici
trovati: una pulcinella di mare
Specie
di uccelli : piovanello violetto e cornacchia
N.B. ultima tappa prima del ritorno a casa
Dopo esattamente 710 giorni il piccolo viaggiatore fece
ritorno a casa. Nessuno si aspettava più di vederlo tornare o di rivederlo in
genere. Il vecchio nido era ancora lì, mal ridotto –“Ci vorrebbero dei rami di
ulivo per mantenerlo più robusto”- pensò. Non vedendo arrivare nessuno, ebbe
l’idea di sistemarlo lui stesso utilizzando le tecniche che aveva imparato nei
suoi viaggi. Dopo avere finito fece un giro per salutare e annunciare il suo
ritorno. Riconobbe tutti, amici, compagni di scuola, i fratelli, ma la madre
ancora non la vedeva. Se ne stette lì ad aspettarla alcuni giorni. Quando ormai
aveva perso le speranze riconobbe da lontano quel battito d’ali che lui
conosceva bene fin dai primi giorni di vita: sua madre era tornata!
Chris passò i successivi anni ad insegnare alle giovani
generazioni come le scoperte tecnologiche imparate dagli uccelli di altra
specie, durante i suoi viaggi, avevano migliorato la vita della loro comunità.
Cercò di incoraggiare i piccoli a realizzare i propri sogni e a diffondere la
propria cultura nel mondo, perché solo con la conoscenza di altri stili di vita
si può cambiare l’esistenza di un’intera specie.
Quando morì la popolazione di Thiai fece di Chris il più
grande saggio in Eilat e costruì una grande statua di legno in suo ricordo, con
una scritta che recitava il suo motto: “La ricchezza delle diversità è
un’opportunità per cambiare la vita di tutti”.
L.a.m.p.e.d.u.s.a.
S
come Solidarietà
(ovvero come tutti insieme possiamo condividere una passione comune)
Raccolta fotografica di Alessia Quagliano, Liceo Scientifico "Nicolò Palmeri"
Raccolta fotografica di Alessia Quagliano, Liceo Scientifico "Nicolò Palmeri"
L.a.m.p.e.d.u.s.a.
A
come Ahmed-Mohammed
(ovvero come la storia di una vita può essere rap)
testo originale trascritto da Rosario Buttà, III P - IISS "Stenio"
Belli pensieri quando ero bimbo,
pensavo che la vita fosse bella come nella tv.
Volevo crescere, diventare grande,
volevo essere come l’elefante,
ma ero bimbo non sapevo niente,
pensavo che ero il più intelligente,
invece no era un sogno.
Poi la vita mi ha dato un pugno,
un pugno per essere sveglio,
andare avanti cercare il meglio.
Quando ero bimbo la mamma mi baciava,
per essere più forte il babbo mi abbracciava.
Il consiglio della mamma era di stare attento
perché ogni giorno c’è un cambiamento.
Il babbo mi diceva di essere forte,
andare avanti aprire nuove porte.
Io sono cresciuto con quei consigli
e un giorno li darò ai miei figli.
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