lunedì 14 aprile 2014

Chi è lo straniero? (di Rosalia Anzalone e Jessica Alongi)



La popolazione greca definiva “barbaro” colui che non parlava la lingua greca ed era considerato inferiore, senza famiglia e gruppo di riferimento. Il concetto odierno di “straniero” è comunque di negazione: egli è colui che non appartiene al nostro Stato ed è privo di cittadinanza.
La legislazione che riguarda lo straniero si fonda su alcune esclusioni: egli per esempio non può votare. Tuttavia  la comunità dovrebbe accettare, accogliere, valorizzare lo straniero, non solo come cittadino ma anche come uomo in sé. La società ospitante dovrebbe integrare l’immigrato, valorizzarlo, considerarlo di fondamentale importanza per il confronto, la crescita e lo sviluppo.
Tutte le differenze dovrebbero servire da “input” per andare avanti, conoscere, allargare gli orizzonti e sgombrare la mente da ogni pregiudizio.
Il volto dello straniero, i suoi occhi, la sua pelle possono farci comprendere le diverse situazioni del mondo, che ogni società si basa su un modello culturale, che ogni luogo ha la propria lingua, usi, costumi, abitudini quotidiane.
L’arrivo dello straniero ci disorienta ma ci conduce anche ad una riflessione e all’osservazione del mondo nella sua particolarità, complessità, ricchezza e vastità. Il confronto e la maturazione individuale favoriscono la crescita e lo sviluppo della società ospitante.

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